Vivienne Westwood l'aveva capito prima di Dolce & Gabbana
“Non so molto della Cina, non me ne sono mai interessata”. E invece aveva capito tutto.
Ben ritrovati! E un caldo benvenuto ai nuovi arrivati. È sempre bello (non smetterò mai di dirlo!) vedere come pian piano questa community si allarghi sempre di più. La riflessione di oggi nasce da una curiosità. Due settimane fa ho snocciolato la calda reazione della stampa cinese al ritorno ufficiale di Dolce & Gabbana in Cina (lo so, è un tema hot hot hot: potete recuperarlo qui). Nel frattempo, però, è accaduto anche altro di abbastanza rilevante: la casa di moda Vivienne Westwood ha chiuso la Shanghai Fashion Week. E no, non si è trattato di un debutto. Anzi.
Lo storico di Vivienne Westwood in Cina è interessante, ed è curioso (coincidenza o no che sia) come due eventi recenti - l’inaugurazione del primo #DGCafè in terra cinese da una parte, e la sfilata della casa di moda inglese - abbiano in realtà un fil rouge che li lega.
Era il 22 ottobre 2011 quando WWD riportò la notizia del debutto della casa di moda Vivienne Westwood in Cina. Il sottotitolo fu nudo e crudo, diciamo non la migliore carta di presentazione al mercato cinese: “Il brand ora è ufficialmente nuovo in Cina - scrisse la nota testata giornalistica - ma non è chiaro se alla designer interessi realmente presidiarne il mercato”. Nelle prime righe dell’articolo, infatti, fu riportata la citazione di Vivienne in persona (come sapete, la designer è venuta a mancare nel dicembre 2022), che diceva:
“Non so molto della Cina, non me ne sono mai interessata”
Again, non proprio la migliore carta di presentazione. Una lancia spezzata a favore di quel debutto riguarda però l’inaugurazione della mostra Vivienne Westwood Shoes An Exhibition: 1973 – 2011, che supportò appunto il suo arrivo nella Terra del Dragone (PS. Di quanto le mostre siano da sempre essenziali per far conoscere al pubblico la propria narrativa ne ho scritto qui).
Il pezzo uscito su WWD nel 2011.
Negli anni, il brand ha continuato a coltivare la sua presenza con rigore e discrezione. Sembrerebbe averlo fatto anche bene e senza scivoloni, devo aggiungere. Nel 2016, a cinque anni dal debutto, la casa di moda inaugurò la mostra Monument of the Peach Blossom al K11 Art Mall di Shanghai, in cui diede l’opportunità ad otto artisti cinesi di interpretare sotto forma di opera d’arte il proprio heritage. Il risultato fu bello e di spessore - Dazed intervistò gli artisti (ritrovate qui l’articolo) - nonché un ottimo dialogo tra le due differenti culture di Inghilterra e Cina.
Ed è proprio a proposito di dialogo tra Inghilterra e Cina che vorrei segnalare questo: l’ultima strategia di Dolce & Gabbana (il lancio del nuovo #DGCafè per rientrare nel mercato cinese) ricorda proprio ciò che Vivienne Westwood ha già fatto nel 2015, quando inaugurò il primo Vivienne Westwood Café nel distretto K11 Art Mall di Shanghai. Centodieci metri quadrati e due zone: la Photo Shooting Panel (che ricordava il design di una tipica caffetteria britannica) e la sala da tè. Una sala da tè, certo, poteva mai mancare? Una fusione straordinaria, secondo me: in Cina, quello del tè è un rituale. Non da meno nel Regno Unito, dove l’afternoon tea è un vero culto a sua volta. La sala da tè richiamava invece lo stile coloniale ed era legata all’altra da una parete di vetro.
La zona caffetteria in stile inglese con Photo Shooting Panel.
La sala da tè.
Nel frattempo, mentre la maison Dolce & Gabbana si è ritrovata a temporeggiare per il danno del noto scandalo in Cina, i café firmati Vivienne Westwood sono aumentati e diventati disponibili anche per Taiwan e Hong Kong. Ho persino trovato i profili Instagram dei café di Taiwan e Hong Kong, e (ma che ve lo dico a fare!)… I’m literally in love con tutte le loro proposte.
Del perché Dolce & Gabbana abbia puntato, per tornare in Cina, proprio sulla tradizione del caffè, del buon cibo e della convivialità ne ho parlato la volta scorsa. Trovo però davvero curioso (e divertente, anche) come la casa di moda Vivienne Westwood abbia trovato la giusta direzione da subito, già nel 2015. Dialogando col mercato cinese attraverso un’usanza comune: bere te. E poi i vestiti, certo. E poi il punk e l’attivismo à la Viv. E pensare che, solo quattro anni prima, l’allora direttrice creativa aveva espressamente dichiarato fuori dai denti di non essersi mai interessata di Cina. Chapeau.
Per oggi è tutto. Ci ritroviamo qui domenica 17 novembre. A presto, Federica ❤️