Milano Fashion Week: il grande recap
+ Una bella chiacchierata in backstage con Shuting Qiu
Buongiorno ☕ Arrivo di venerdì nella vostra posta, un’eccezione straordinaria: nella precedente newsletter la maggioranza di voi ha votato per ricevere oggi il mega recap di MFW, e così sia. Un caldo benvenuto a chi mi legge per la prima volta, qui tra noi oggi ci sono oltre 35 nuovi arrivati: tempismo perfetto per riavvolgere il nastro della Milano Fashion Week appena terminata da una prospettiva 100% cinese.
Inizio con un grazie di cuore a chi di voi venerdì scorso è passato a Museo Bagatti Valsecchi per salutarmi a INCONTRI, l’evento promosso della città di Guangzhou durante MFW. Ci vorrebbero più eventi così, è bello conoscervi di persona!
Sono state presentate le collezioni di 12 designer cinesi e sono intervenuta anche io con un breve speech sul rapporto Made in Italy vs. Made in China. È stato gratificante portare questa newsletter e il mio punto di vista davanti alle alte cariche istituzionali cinesi e i portavoce del Comune di Milano e di Regione Lombardia. Qui un breve estratto:
Vi segnalo qui i brand cinesi presenti, presto li troverete (dove possibile con siti web e/o profili social) nell’AGENDA. Per la moda donna: Alice Yu, Exception, Goelia, Katty NG, Deng Zhaoping, Life on Left. Moda uomo: Menshen. Accessori: La Festin, Omentar, Bampo, Roberta de Camerino 诺贝达. Gioielli: Muses earth.
“Culture. Culture about clothing”
Come ha scritto Silvia Schirinzi, Fashion Director di Rivista Studio, tutto ciò che noi addetti ai lavori assorbiamo dalla MFW ha bisogno di tempo per sedimentarsi (leggete il suo grande recap sulle sfilate di Milano). La quantità di eventi ha del folle, io ho mantenuto uno sguardo attento sulla Cina, ho ascoltato Demna di Balenciaga in Triennale, e ho scritto su Vanity Fair del debutto di Sabato De Sarno alla direzione creativa di Gucci. Questo è stato l’evento più atteso: mi avete chiesto su IG se parleremo di cosa cambierà in Cina con il suo arrivo in Gucci. Sì, dopodomani, nel nostro consueto appuntamento domenicale.
Una premessa. Suzy Menkes ha chiesto a Miuccia Prada un messaggio per le donne di oggi. La Signora ha risposto senza indugio:
“Culture. Culture about clothing. Giving value to the work, to tradition, to the knowledge of people”.
Questo è ciò che a mio avviso rende “consistent” - coerente - l’osservazione di una collezione moda. Significa che quando compriamo, scegliamo, indossiamo, dovremmo domandarci cosa c’è dietro, com’è fatto, da dove viene, che storia ha, perché è stato realizzato proprio quel dettaglio invece di un altro. In queste domande si cela anche molto del lavoro giornalistico, un continuo scavare a fondo, un continuo gioco del perché. Se la collezione è “consistent”, lo si percepisce subito: il designer sa rispondere alle domande, è sul pezzo, difende la sua collezione come un laureando difende la sua tesi di laurea supportandola con tutti i mezzi bibliografici possibili. Dico questo perché, a prescindere dal valore artigianale dei capi, i designer cinesi che spiccano a Milano sono quelli che hanno anche uno storytelling consistente. Questo vale per tutti i brand, sempre, ma forse per gli asiatici ancor di più se consideriamo che di per sé non è affatto facile contestualizzare elementi della cultura cinese nel mercato italiano.
Shuting Qiu: averla a Milano è un privilegio
Chi sta eccellendo è Shuting Qiu, la stilista cinese di grande successo che vanta già collaborazioni con Ugg, Swarovski e Adidas. Calma e centrata anche nel caos post-sfilata, nell’intervista in backstage durante MFW è stata straordinaria nel portarmi (anche) fuori dalle righe del comunicato stampa. La sua SS24 omaggia le acque cristalline di Tenerife dove è stata di recente, ma lei ha rivelato di sentirsi molto ispirata anche dalle opere letterarie della scrittrice Zhang Ailing, che ritrasse il lifestyle della Shanghai degli anni ‘40. La sua risposta si incastra a perfezione con quello che poi mi ha detto dopo, e cioé che la donna Shuting Qiu se la immagina indossare i suoi abiti al museo, nelle gallerie d’arte, ai concerti musicali a Shanghai.
Un doppio privilegio assistere alla sfilata di Shuting Qiu alla MFW: a differenza della scorsa stagione, stavolta non sfilerà anche alla Shanghai Fashion Week (che inizia l’8 ottobre). La sua SS24 è stata presentata solo a Milano, ma lei in Europa si sente a casa: ha studiato ad Anversa, si sente self-confident all’idea di creare - “per quanto un po’ difficile”, ammette - collezioni che parlano sia al mercato asiatico sia a quello occidentale. Per la Cina, poi, dice che è solita creare dei look ancor più speciali, sempre ispirati dalla sua passione per l’arte e dai dipinti che lei stessa realizza.
La maturità stilistica di Act n°1
Per la sua maturità stilistica, va menzionato Act n°1: brand che vede Luca Lin alla direzione creativa e di cui vi ho già parlato qui per la collezione ispirata all’Opera di Pechino. Per quanto meravigliose, diventa sempre più difficile decodificare l’ispirazione dietro le sue stampe, ed è un peccato che nei materiali stampa ufficiali non emerga (la scorsa stagione sono riuscita a risalire ai cosiddetti Nián Huà 年画: poster vintage che venivano collezionati ad ogni Capodanno Cinese).
La sfilata si è tenuta in una palestra di pugilato, è stata concepita in sé come una riflessione sui mali che oggi affliggono la società. Una collezione genderless dall’animo nobile: parte del ricavato andrà a supporto delle donne vittime di violenza domestica e di attacchi con l’acido.
Sara Wong ha di nuovo uno storytelling molto chiaro
Come la scorsa stagione, mi complimento per lo storytelling di Sara Wong: chiaro e comprensivo anche per chi di Cina non sa nulla. Anche il prodotto mi è sembrato ben contestualizzato. La sua SS24 si ispira alle antiche ceramiche cinesi della dinastia Song. E che gioia apprendere io stessa - dal comunicato stampa - che il carattere 瓷 cí può essere tradotto anche con "Cina" oltre che con "porcellana" (ho verificato, confermo). Le silhouette dei vasi sono riprese nelle borse e nei gioielli, nei polsini, nelle maniche e nei fianchi. Del trench mi sono innamorata.
Hui Milano ha celebrato il popolo Miao
La collezione SS24 si chiama Il sigillo della regina Miao: è un omaggio al popolo Miao, uno dei più antichi tra i 56 gruppi etnici conosciuti in Cina e il quinto in ordine demografico. Vivono nelle regioni montane del Sud, in particolare nelle province di Guinzhou, Yunnan, Sichuan, Hubei e Guangxi. È stata una scoperta anche per me apprendere dal comunicato che “qui si è stabilita nella notte dei tempi una tribù detta dei 4 sigilli per l'antica leggenda della regina che riuscì a salvare l'identità della sua gente nascondendo tra i ricami degli abiti i simboli di status, storia e cultura impressi sui sigilli imperiali”. Ecco i sigilli che tornano ricamati sugli abiti:
La stilista Hui Zhou Zhao, che nel 2016 ha fondato la HUI Fund of Shenzhen Women and Children’s Development Foundation per salvaguardare le tecniche artigianali e cinesi e supportare di donne e bambini in condizioni di povertà, è stata anche nominata ambasciatrice per i rapporti Guizhou-Milano, incarico ricevuto dal Guizhou Provincial People’s Government. Il 24 settembre ha inoltre portato a Palazzo Clerici la mostra China’s Miao ethnic culture con 16 capi originali del gruppo etnico Miao.
Septwolves, una sfilata propriamente strategica
È interessante che pur non avendo canali di vendita in Italia, Septwolves - marchio menswear fondato in Cina nel 1990 - abbia deciso di sfilare fuori calendario alla MFW (tra i presenti, anche l’attore Luke Chen). Il fashion show si è tenuto in Galleria Meravigli e ha portato in passerella la collezione Dual Boundaries del direttore creativo Colin Jiang (che ho scoperto essersi laureato nel 1989 all’Istituto Marangoni di Milano), fortemente improntata sull’effige del lupo e su un approccio sostenibile: tessuti ecologici e riciclabili sono stati utilizzati per capispalla e giacche, pezzi di punta del brand conosciutissimo in Cina.
Interessante anche la collab con il famoso designer di super-cars Aldo Cingolani: un incontro tra tecnologia industriale e design, che ha permesso lo studio di tessuti termoregolanti e reversibili, con led e caricabatterie. Non è la prima volta a Milano per Septwolves: il brand aveva già sfilato qui dal 2015 al 2018. E in Cina ha anche acquisito la licenza del marchio KARL LAGERFELD.
Loora Wang punta su Milano
Mentre tutti volavano a Parigi, lunedì Loora Wang ha debuttato a Milano con il suo brand Loora Pwd. La sfilata si è tenuta a Palazzo Serbelloni anche TikTok International che le ha dedicato uno speciale. Qualcuno di voi forse la segue su Douyin (TikTok cinese) dove è seguitissima: ha raccontato che l’idea di creare contenuti su TikTok è nata in pandemia.
Il suo brand lo aveva già fondato nel 2017 e nel 2018 ha debuttato alla Shenzhen Fashion Week: un successo che porta oggi la sua azienda a fatturare circa 500 milioni di euro. In Cina ha già 200 monomarca nei più importanti shopping mall e adesso punta su Milano: in collezione c’era moltissima seta, applicazioni di sfere di giada, stampe che ritraggono la natura cinese e un richiamo al tradizionale 旗袍 qipao. Mi sono chiesta, ma in Italia venderà l’abito tradizionale cinese? Lei è sicura di sé: “Una cosa bella, è bella sempre”, mi ha risposto.
Prossimo appuntamento domenica: cosa cambierà in Cina con l’arrivo di Sabato De Sarno in Gucci?