Se una passerella di Milano diventa l'Opera di Pechino...
+ nuovi nomi asiatici dalle fashion week
Buon pomeriggio da una Milano fredda e nuvolosa! Come state? Qui è quasi in chiusura la Milano Fashion Week, e su elle.it troverete le mie recensioni delle sfilate e i report delle tendenze. È stata una settimana intensa, dopo anni sono tornata a scuola di lingua cinese con non poca emozione, ho lavorato praticamente a ogni ora del giorno e della notte (la fashion week trasforma noi web editors in frullatori di news e reviews) e, ovviamente, ho mantenuto uno sguardo costante su tutto ciò che nella moda potesse essere China-related. Vedo anche stavolta che c’è qualche nuovo iscritto, a cui dò il benvenuto :) Se questa e-mail vi è stata invece inoltrata, potete unirvi a questa bella community iscrivendovi qui:
Prima di iniziare, due news in apertura:
Oggi si vota. La mia amica e collega giornalista Serena Console ha scritto un pezzo su Come potrebbe comportarsi il governo di Meloni con la Cina (rabbrividisco). Lo trovate qui qui su today.it.
Mentre Milano procede con le sue sfilate, in Cina è ripartita fisicamente la SHANGHAI FASHION WEEK ❤️. Ve ne parlerò domenica prossima in un appuntamento speciale, ma nel frattempo - siete tutti invitati - giovedì 29 alle ore 12 sarò in diretta sull’account IG @moda.inchina con Ambra Schillirò, giornalista italiana che dalla Cina ci racconterà quanto sta accandendo e vedendo sulle passerelle di Shanghai. Vi aspettiamo, risponderemo alle vostre domande.
Se una passerella di Milano diventa l'Opera di Pechino...
Che bella, la sfilata di Act N°1 alla Milano Fashion Week. Mi ha sbloccato il ricordo di quella volta che sono stata a uno spettacolo del Teatro dell’Opera di Pechino, nel 2011. Era il mio primo viaggio in Cina con l’università e ricordo ancora la visita in backstage. Prima che lo spettacolo iniziasse, ci fu data la possibilità di assistere alla fase del trucco, chiamata liǎnpǔ 脸谱: è un momento cruciale, catartico, quello del trucco. La tradizione del jīngjù 京剧 – così si chiama in cinese l’Opera di Pechino – la reputa fondamentale perché l’artista possa iniziare a calarsi introspettivamente nel personaggio. Scattai questa foto di sotto, che mi è tornata in mente proprio guardando i look della sfilata di Act N°1.
La casa di moda Act N°1 è stata fondata ed è diretta dai designer Galib Gassanoff e Luca Lin. In questa edizione della Milano Fashion Week hanno ricevuto anche il supporto della maison Valentino, il cui direttore creativo Pierpaolo Piccioli ha voluto investire personalmente (giusto il tempo di un reel, ve lo spiega Vogue Italia). Non è mancata la mentorship, ovviamente, e anche l’amplificazione della visibilità: la sfilata Act N°1 è stata trasmessa in diretta anche sull’account IG del marchio Valentino. Un trionfo della creatività ma anche dei grandi nomi che dimostrano di credere nelle nuove generazioni: secondo me, l’unicità di Galib Gassanoff e Luca Lin è nelle contaminazioni dei propri backround culturali, ovvero l’Azerbaijan per Galib Gassanoff e la Cina per Luca Lin. È così che la passerella del loro fashion show si è trasformata nel palcoscenico dell’Opera di Pechino.
Ho letto in giro bellissime recensioni, eppure non dimentichiamoci il motivo per cui siamo qua: colmare un gap, lì dove esiste, tra Italia e Cina. Credo che quello che manchi alle narrazioni riproposte dai media sia il significato delle maschere che Luca Lin ha scelto. Va ben oltre l’accezione pirandelliana del concetto di maschera: nel jīngjù 京剧, la maschera è realizzata con il make-up e ha un significato specifico in base a ruolo e colore. Per ricostruire le caratteristiche dei ruoli principali, viene in aiuto un articolo di Cina in Italia (amici sinologi, sono qui per eventuali suggerimenti ulteriori):
- Sheng. Personaggio maschile, lo si riconosce per la barba folta. Incarna rettitudine e dignità. Se dipinta di rosso, sta mettendo in scena il Dio cinese della guerra.
- Dan. Personaggio femminile, può essere una donna anziana o una ragazza giovane.
- Jing. Personaggio solitamente maschile, ha il naso truccato di bianco, e solitamente è maledestro o comico.
I colori delle maschere hanno significati precisi, nella tradizione secolare del jīngjù 京剧. Sempre Cina in Italia ce ne ricorda alcuni:
Rosso: lealtà e coraggio;
Bianco: imbroglio e l’astuzia;
Nero: franchezza, onestà e giustizia;
Giallo: brutalità e violenza
Verde: eleganza e cavalleria
Capirete ora quanto ancor più profonda può diventare la decodificazione dei look portati in passerella da Act N°1. Se desiderate approfondire la tradizione dell’Opera di Pechino, qui trovate un video di introduzione abbastanza completo.
Designer asiatici: nuovi nomi dalle fashion week
NEW YORK FASHION WEEK
Nella Grande Mela mi è piaciuto il debutto di Nguyen Inc. Marchio fondato nel 2020 da Kim Nguyen, designer di origine vietnamita, nato in Texas e basato a NY. Ha fatto esperienza negli uffici stile di Marc Jacobs e Supreme. La sua signature ad oggi sono le T-shirt, ciò che lo rende sostenibile invece è l’uso dell’upcycling e l’attenzione per il fatto a mano. In passerella c’era anche la modella Paloma Elsesser.
LONDON FASHION WEEK
Bella la collezione di Yonghao Xie, che ha debuttato nell’ambito del progetto Fashion Scout alla LFW. È nato in Cina, ha base ad Anversa e quest’anno ha conseguito la laurea specialistica alla Royal Academy of Fine Art di Anversa. La collezione si chiama Into a Better World, il cui tema è la denuncia dell’inquinamento causato dagli scarti dell’industria elettronica, nucleare e delle armi.
Trovo che il talento di Susan Fang sia veramente straordinario. La designer cinese ha presentato alla LFW una collezione realizzata con la lavorazione artigianale della garza (per la quale la designer è famosa). La cosa ancor più bella è che, per la realizzazione di tutti questi pattern volumetrici a cui la garza dà vita, Susan Fang ha chiesto la collaborazione della madre in Cina: è stata lei infatti a disegnarli.
MILANO FASHION WEEK
È nata ad Hangzhou, ha studiato ad Anversa e ora vive a Shanghai: Shuting Qiu ha 27 anni ed è una designer cinese profondamente ispirata da arte e pittura. La sua collezione PE23 si ispira al pittore francese Bernard Frize, dimostra che lavorare in modo creativo con l’upcycling è assolutamente possibile.
MÜNN è un brand di originine coreana, fondato nel 2013 dal direttore creativo Hyun Min Han, ed è stato più volte nominato miglior stilista alla Seoul Fashion Week e finalista al Woolmark Prize nel 2017. Ha collaborato con Swarovski e Mulberry, le sue collezioni sono esposte al V&A Museum di Londra. La sua collezione PE23 si ispira alle ragazze della MZ generation e ai loro idoli K-pop.
In attesa di vedere ancora cosa accadrà a Parigi, io torno a monitorare la Shanghai Fashion Week. Ma di questa ne parleremo la prossima domenica. Non dimenticate di inoltrare questa newsletter a chi potrebbe apprezzarla, vi sarò grata del supporto. Zàijiàn 再见!