Milano Fashion Week: la Cina è tornata
Dal front row alle sfilate, con qualche critica costruttiva
Mettetevi comodi, il recap è sostanzioso. Brunello Cucinelli mi ha intenerito, dopo la sua presentazione alla Milano Fashion Week, ha ringraziato su Instagram “i carissimi amici tornati a trovarci dalla Cina, che abbiamo potuto accogliere nuovamente con grande gioia e commozione”. È proprio così: la Cina è ritornata a Milano, forse ancora più dei livelli pre-pandemia. È sempre stata la settimana della moda di Londra quella con maggiori nomi cinesi (Huishan Zhang, Yuhan Wang, Susan Fang), ma devo dire che Milano sta diventando a sua volta una fucina di nuovi talenti #MadeInChina. Capirete dunque perché oggi la newsletter vi arriva solo ora, e non stamattina come da nostro appuntamento: mi sono presa il tempo oggi di monitorare le ultime sfilate, di cui solo tre erano nomi cinesi!
FOCUS FRONT ROW
Fashion drama tra Gucci e Tod’s?
Durante la settimana della moda maschile dello scorso gennaio, scrissi su Vanity Fair del perché la moda sembri non poter più fare a meno dei testimonial coreani (qui). Dal succo di quell’analisi emergeva anche il ritratto di una fashion industry comunque impotente davanti ad alcune delle criticità emerse con la pandemia. Durante questa MFW, con la riapertura della Cina, gli idoli coreani non sono stati più gli unici protagonisti. Da Max Mara c’era l’attrice cinese Jiani Zhang:
Da Prada c’era il cantante e ballerino Cai Xuqun, eccolo con Miuccia Prada e Raf Simons, co-direttori creativi di Prada:
Sempre da Prada - nel cast che ha sfilato - c’era la supermodel cinese Liu Wen, che sui social ha ringraziato la maison per il suo ritorno in passerella dopo tre anni (di pandemia):
Mi chiedo se non si sia creata - ma sicuramente sì! - qualche tensione tra Gucci e Tod’s per l’attore cinese Xiao Zhan. Testimonial di entrambi i marchi, era presente a entrambe le sfilate. Immagino però che questo genere di strategie ruotino anche intorno ai look che una celebrità indossa per l’arrivo o la partenza dall’Italia, le visite in boutique e altre esperienze con il brand. Infine Xiao Zhan le sfilate le ha presidiate entrambe. Prima da Tod’s, in posto d’onore tra il CEO di Tod’s Diego della Valle e Kristina O'Neill (editor in chief di WSJ. Magazine):
E poi ovviamente da Gucci:
Cosa vi dicevo a proposito delle experience collaterali? Proprio stamattina ho ricevuto il lancio stampa ufficiale di Tod’s: Xiao Zhan ha visitato la boutique in via Montenapoleone (dove ci è restato oltre un’ora), radunando una folla oceanica di fan di fronte all’ingresso. Eccolo con Diego Della Valle:
Courtesy ufficio stampa Tod’s
Infine, è stata ospite alla sfilata Tod’s anche l’attrice cinese Liu Shishi, che su Instagram ha ringraziato per l’esperienza “memorabile” postando gli scatti con Diego Della Valle e il direttore creativo Walter Chiapponi:
FOCUS PASSERELLE
Act n°1: quello che il comunicato stampa non ci ha detto
Abbiamo parlato di Act n°1 a settembre, approfondendo come l’Opera di Pechino avesse ispirato la precedente collezione (qui). Questa stagione ha visto il debutto di Luca Lin come unico direttore creativo, dopo la separazione dall’ex co-founder Galib Gassanof originario dell’Azerbaijan. Sugli abiti è stato immediatamente riconoscibile (per me, perché sul comunicato stampa l’informazione non è stata resa disponibile, sigh) il carattere fú 福: significa “fortuna”. Mi dispiace altrettanto che non sia stato comunicato qualcosa in più sulla stampa del look che segue, caratterizzato da una stampa con il bambino con la carpa.
Da giornalista di moda ho l’ossessione di chiedermi il perché di ogni cosa, di voler decodificare ogni singolo elemento presente in sfilata. Così, facendo ricerca, ho scoperto che in Cina esistono i cosiddetti Nián Huà 年画: poster vintage che venivano collezionati ad ogni Capodanno Cinese. Ritraggono bimbi paffuti, talvolta con delle pesche o fiori di loto. Altre volte con le carpe. Voilà, ispirazione identificata:
Altro elemento da decodificare della collezione autunno-inverno 2023-2024 di Act n°1 è l’acconciatura. Da comunicato stampa apprendiamo che sono ispirate ai costumi tradizionali cinesi. Okay, ma quali (sigh)? Vediamole:
Così, ho iniziato a passare in rassegna le tendenze hairstyle di ogni singola dinastia nella storia della Cina. Questo video è simpatico e fatto bene, ma copre dagli Han ai Ming… e non ho trovato la risposta, che era invece in questo video di Off the Great Wall. Se la ricerca non mi tradisce (sinologi, fatevi avanti se ne sapete di più!), Act n°1 dovrebbe essersi ispirato alle acconciature femminili della dinastia Qing (1644 - 1911) e pare che le donne fossero solite inserire un bastone di argento o metallo per sorreggere una struttura che veniva poi ulteriormente decorata con i fiori (altro leitmotiv della sfilata di Act n°1):
Secondo il video di Off the Great Wall, l’acconciatura si chiama jīngtóu 京頭 (“Capelli della capitale”, cioé Pechino).
A monte di tutto ciò, resta il fatto che io ADORO Act n°1 di Luca Lin e trovo che sia il brand che più di tutti (gli altri cinesi) riesca a fondere perfettamente il dialogo tra Cina e appetibilità dei capi al mercato italiano e occidentale (cosa non scontata). Seguitelo qui.
Raxxy: il nuovo nome cinese della MFW
Ha debuttato ieri in passerella il marchio Raxxy, fondato nel 2020 congiuntamente a Shanghai e Milano da William Shensi. Il designer cinese è lureato in matematica e vincitore alle Olimpiadi Nazionali. Ha rivoluzionato il concetto di piumino, che è la sua signature. Ingombrante nel guardaroba, certo, ma straordinariamente tridimensionale e massimalista: la collezione che ha sfilato a Milano si chiama Han, il comunicato associa a questa traslitterazione fonetica il significato di “Inverno freddo”, deduco - sinologi, correggetemi se sbaglio - si tratti del carattere hán 寒. Seguitelo su Instagram, qui.
Sara Wong: il teatro Kunqu in passerella
Sempre ieri, ha sfilato anche Sara Wong. Lei si è ispirata alla cultura di Suzhou e ai costumi dell’opera del teatro Kunqu (patrimonio dell’UNESCO dal 2001). Attraverso frange colorate e patchwork, omaggia la cultura Jiagnan, area geografica della Cina a sud del Fiume Azzurro. La palette spazia dal rosa dei fiori di ciliegio al giallo tenue, ricordando proprio l’animo gentile dei costumi dell’opera del Kunqu. Nello specifico, la designer si è ispirata a The Peony Pavillon, nota come Romeo e Giulietta dell’Oriente e tra le più famose rappresentazioni delle storie d’amore cinesi.
Un “bravo” all’ufficio stampa di Sara Wong, non solo per l’accurata narrazione dello storytelling nel comunicato stampa, ma anche per aver aggiunto in calce un paragrafo su Suzhou per la stampa italiana, che vi riporto:
Dalla metà della dinastia Ming fino allo scoppio della guerra dei Taiping, Suzhou, nel sud del Fiume Azzurro, è stato il luogo economicamente più sviluppato del paese e ha stabilito tendenze sia nello sviluppo sociale che nello stile di vita. Di conseguenza, Suzhou divenne famosa la sua eleganza e raffinatezza.Durante le dinastie Ming e Qing, Suzhou divenne la regione più prospera della Cina, nota per i suoi giardini privati. Al suo apice tra il XVI e il XVIII secolo, c’erano oltre 200 giardini in città, con dozzine rimaste intatte oggi.
Shuting Qiu, Hui e Annakiki
Oggi, ultimo giorno di MFW, hanno sfilato in calendario anche Shuting Qiu, Hui di Hui Zhouzhang e Annakiki di Anna Yang. Menzione di merito alla prima: Shuting Qiu è laureata alla Royal Academy di Anversa, ha vinto il Bof China Prize 2019 ed è stata semi finalista del LVHM Prize 2021. Ha collaborato con Swarovski e Ugg. Dopo essere stata invitata dalla Camera Nazionale della Moda Italiana nel settembre 2019 e 2022, stavolta ha debuttato in passerella. Il brand ha sede a Shanghai, la nuova collezione rende omaggio all’astrattismo francese di Frantisek Kupka.
Il recap della MFW finisce qui. Lasciatemi un commento sotto, quale collezione vi è piaciuta di più? Io intanto vado a riposarmi, sono stati giorni intensi! Se volete supportare il mio lavoro, vi ricordo infine che potete abbonarvi alla versione premium (mensile o annuale) che vi garantirà accesso alla BIBLIOTECA e i #Talks con esperti del settore moda/Cina. Grazie per essere stati con me, a domenica prossima!
Che dire. Un articolo dalla lettura chiara, diretta e coinvolgente. Il confronto tra passato e presente, arricchisce la conoscenza di un mondo apparentemente così lontano ma che scopri invece così vicino.