Dolce&Gabbana sa che in Cina il carretto siciliano non basta
"Se hai visto Eat Drink Man Woman diretto da Ang Lee, scoprirai che il cibo è ciò che unisce ogni famiglia cinese"
Non è stato facile, per Dolce&Gabbana, ripulire la propria immagine in Cina. La maison italiana, che nel 2018 è stata accusata di razzismo e sessismo a causa della campagna pubblicitaria controversa, ha ricominciato lo scorso anno a riavviare un dialogo con il mercato cinese. Oggi, la recente notizia del primo DG Caffè al mondo - inaugurato a Shanghai - apre uno spiraglio di luce sulla reale e possibile validazione di uno storytelling fatto bene, come si deve. Ovvero, uno storytelling che punta (finalmente!) sulla strategia della localizzazione e che fa leva sui valori culturali del mercato di riferimento (creando pure un parallelismo coi valori italiani, applauso).
Avrete letto la notizia sui giornali italiani (vi rimando a Vogue Italia: Il rito del tè si fonde con le torte siciliane al limone: Dolce&Gabbana apre in Cina il primo caffè al mondo). Chi mi legge qui da sempre sa però quale sia lo scopo di questa newsletter: portare in Italia le notizie sulla moda che spesso dalla Cina non arrivano a noi (il gap linguistico è un tema, lo so). D’altronde, come potremmo comprendere il pensiero cinese, se la Cina non ce la facciamo raccontare proprio dai giornali cinesi? Motivo per cui oggi arrivo in posta da voi con un pezzo d’opinione pubblicato da Jiemian, l’agenzia stampa più influente in Cina, specializzata in informazione finanziaria e fondata dallo Shanghai United Media Group.
Lo storytelling di Dolce&Gabbana in Cina riparte da tè e caffè, sommati a un mindset di valori culturali che accomunano Cina e Italia. I compiti a casa son stati fatti bene: un report di iiMedia Research stima che il mercato del caffè in Cina raggiungerà 1 trilione di yuan entro il 2025. Tuttavia, se gran parte dei marchi del lusso hanno iniziato a puntare anche sul lifestyle attraverso l’apertura dei propri café brandizzati, come differenziarsi? A Dolce&Gabbana basterà mica un carretto siciliano? No, e infatti la griffe ha dato prova di saperlo con la nuova strategia.