Stiamo aspettando And Just Like That – l’attesissimo reboot di Sex & The City con Sarah Jessica Parker e compagnia bella - come i bambini aspettano il Natale, ammettiamolo. E allora dato che l’argomento è caldo ho pensato che io questo pseudo-segreto (“pseudo” perché l’audience esperta di Cina che è tra noi forse già sa) dovevo rivelarvelo. D’altronde, stavo solo aspettando il momento opportuno per farlo.
E allora. Ma lo sapevate che anche la Cina ha la sua versione di Sex & The City? Anzi, non la chiamerei neppure “versione di”. Chiamiamola semplicemente col suo nome: Ode to Joy. Ed è una serie TV davvero tanto carina, che offre l'opportunità per comprendere la Cina di oggi da una prospettiva millennial.
"Una boccata d'aria fresca" per la TV cinese
Personalmente, ho adorato così tanto il titolo di supchina.com che non posso non introdurvi l’argomento così: "Ode to Joy, una boccata d’aria fresca per la TV cinese, che era diventata tossica". E se a esprimersi così è una testata scritta da cinesi, crediamogli. La serie TV che si ispira (o forse no, adesso non è che i cinesi copiano tutto!) a S&TC ha debuttato ad aprile 2016: le protagoniste sono cinque donne – sì, una in più rispetto al celebre quartetto Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte! – nonché specchio della generazione millennial cinese oggi. Hanno tra i 25 e i 30 anni, e ve le presento: Andi 安迪, Qu Xiaoxiao 曲筱绡, Fan Shengmei 樊胜美, Qiu Yingying 邱莹莹 e Guan Juer 关雎尔. Ovviamente vivono in una delle città più cool della Cina, Shanghai! E le loro vicende si snocciolano tra amore, carriera, shopping (perché i loro look non sono mica secondi a quelli di Sex & The City!) e cenette. Ai cinesi è piaciuta così tanto che, entro la fine della prima stagione, aveva già totalizzato 10 miliardi di visualizzazioni online. Insomma, un (nuovo) autentico cult.
Ma parliamo dei look: fanno competizione a Carrie Bradshaw?
Assolutamente sì, fanno competizione ai look di Carrie Bradshaw. Ma, a differenza di Sex & The City dove tutte le quattro protagoniste hanno abbastanza potere d'acquisto per un paio di Manolo Blahnik o una Baguette Fendi, Ode to Joy presenta uno spaccato molto più variegato. Ad esempio, Andi - che è una donna in carriera - può permettersi il completo di Balmain, i vestiti di Brunello Cucinelli (sembra che l'attrice Liu Tao sia anche una grande amica di Brunello Cucinelli) e le esclusivissime borse di Hermès. Poi c'è Qu Xiaoxiao, interpretata da Wang Ziwen: il contesto cambia. Qu non è una donna in carriera, bensì una figlia di ricchi. È così che può permettersi i suoi vestiti Jacquemus! Anche Fan Shenmei, che lavora nelle risorse umane di un'azienda straniera, riesce a permettersi una borsa Chanel o vestiti Lanvin e Louis Vuitton. Ma c'è chi - come Guan Ju'er - è ancora una stagista: i suoi look sono firmati Michael Kors, così come lo sono talvolta quelli dell'ultima del quintetto, Qu Yingying, che a sua volta porta in TV la sua borsa Furla.
Una bella opportunità, per il product placement
Rapida osservazione. Con tutti i brand che ho appena nominato, pensate che grande occasione (di product placement) abbia rappresentato Ode to Joy per le case di moda occidentali. Jingdaily.com sottolinea che nei titoli in chiusura degli ultimi episodi siano stati contati 50 marchi, ovvero il doppio rispetto a quelli presenti in partenza. Addirittura, pare che qualcuno abbia fatto dell'ironia in rete soprannominando la serie Ode to Advertising. Io, onestamente, non credo che un tale product placement sia una minaccia per nessuno: d'altronde, anche Sex & The City offre un'estetica, una tipologia di vita (e di lusso) a cui ambire. È forse un male? È forse condannabile che una donna voglia lavorare, emanciparsi ed essere economicamente indipendente per permettersi una Chanel 2.55? Non ci trovo niente di male. Quanto alle case di moda occidentali (in particolar modo quelle italiane) che puntano a presentarsi al mercato cinese, penso che questa sia stata davvero un grande opportunità.
Cara Samantha, anche qui col sesso non si scherza!
Non solo moda. La seconda stagione di Ode to Joy inizia con una delle protagoniste, Qiu, lasciata dal fidanzato dopo avergli dichiarato di non essere vergine. First reaction, SHOCK:
Vi traduco i sottotitoli: "Mi ha chiesto se sono vergine", dice Qiu.
Pensate che chinadaily.com ha dedicato al caso uno studio a sé, interamente focalizzato sulla verginità – e, di rimando, sulla rottura degli stereotipi sul sesso – nelle serie TV popolari in Cina. Ovviamente, l’argomento ha spaccato l’opinione pubblica, particolarmente online. La verginità è stata sempre decantata nella Cina classica, nella letteratura come nell’arte: esempi sono Biografie per donne caste di Liu Xiang e Lezioni per donne di Ban Zhao. Scritti tra il 206 a.C e il 24 d.C, tra l’altro da uomini (ma questa è un’altra storia, ed è molto personale e femminista). Ma cosa ne pensano i ragazzi cinesi di oggi? La fonte ha intervistato il professore Zhang Chenhua della Beijing Normal University, il quale dice: “Non esiste giusto o sbagliato. Persone con background differenti possono avere posizioni differenti rispetto al tema della verginità. Personalmente, io però non incoraggio al sesso prima del matrimonio”. Vabbè, per fortuna non tutti i giovani in Cina la pensano così. E per fortuna non tutte le ragazze si sentono sbagliate - che brutta sensazione! - come fa Qiu nella serie TV, che dopo essere stata lasciata dice: “È tutta colpa mia”. Parola di una mia amica cinese, eh.
Cosa leggi quest'estate?
Ho scoperto il profilo Instagram @leggerelacina: da seguire e consultare per trovare il libro (sulla Cina) perfetto per la vostra estate!
Inoltre, se vuoi approfondire la Cina ai tempi della Rivoluzione Culturale (di cui abbiamo molto parlato nella ) questa è la bellissima storia di due fratelli. A me ha strappato il cuore. <3
BROTHERS, Yu Hua